La nostra Terra: arte, storia, letteratura

Italo Svevo

di Marta Masotti

La vita

Italo SvevoItalo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, nasce il 19 dicembre 1861 a Trieste, allora territorio austriaco.

Nel 1873 viene mandato insieme ai fratelli in un collegio tedesco dove studia materie utili per continuare l’attività commerciale del padre. Contemporaneamente impara perfettamente il tedesco e si appassiona ai grandi letterati tedeschi come Goethe e Schiller.

Tornato a casa si iscrive a un Istituto Superiore per il commercio e inizia anche a scrivere articoli per il giornale triestino L’Indipendente.

Il suo primo romanzo, Una vita, viene pubblicato nel 1892, ma non riscuote successo.

Nel 1896 il matrimonio con Livia Veneziani, dalla quale ha una figlia, segna una svolta fondamentale nella sua vita: primo, abbandona la vita povera e secondo, l’inetto, soggetto anche di un suo romanzo, trova finalmente qualcosa di solido su cui appoggiarsi.

Dopo l’insuccesso anche del suo secondo romanzo decide di abbandonare la letteratura, ma questa non sarà una scelta definitiva perché continua a scrivere racconti.

Seguono anni di vita borghese tra viaggi e feste durante i quali si verificano due episodi fondamentali per la stesura del suo più importante romanzo, La coscienza di Zeno. Il primo incontro è con James Joyce, giovane scrittore irlandese insegnante di inglese a Trieste, il quale legge i primi due romanzi di Svevo e gli consiglia di continuare a scrivere.

Tra il 1908 e il 1910 conosce la psicanalisi che è alla base del suo terzo romanzo considerato un capolavoro del Novecento che venne pubblicato nel 1923, ma anche questa volta il romanzo non suscita successo. Sconsolato ne invia una copia a Joyce a Parigi, il quale lo fa leggere a due intenditori di cose italiane che si convincono a pubblicarlo. In Francia riscosse enorme successo; solo in Italia non si capiva il suo genio. L’unica eccezione è un giovane giornalista, Eugenio Montale, che gli dedica un ampio saggio.

Dopo il successo in Francia continua a scrivere racconti e testi teatrali e progetta la stesura di un quarto romanzo mai terminato. La sua vita si spegne infatti a causa di un incidente stradale nel 1928.

La cultura di Svevo

Trieste, patria di Svevo e austriaca fino al 1918, si può definire un insieme di popoli e culture che influenzano anche la scelta del suo pseudonimo: Italo rappresenta la cultura italiana e Svevo quella tedesca. Pur non essendo religioso era di famiglia ebrea per cui nella figura dell’inetto si può individuare la condizione dell’ebreo nella civiltà europea dell’epoca.

Svevo non è considerato un letterato puro perché i suoi studi sono di carattere commerciale e le nozioni letterarie e filosofiche sono ottenute studiando da solo.

Un filosofo in particolare ha un peso determinante nella sua formazione, Schopenhauer, che affermava un pessimismo radicale e per il quale si smetteva di provare dolore solo con la rinuncia e la contemplazione. Più tardi conosce anche Nietzsche. Grande punto di riferimento per lui fu Darwin che lui usava in modo critico, come strumento per rispondere alle sue domande interiori. Tuttavia presentava i suoi personaggi come prodotti di leggi naturali non modificabili.

L’assunzione di questa criticità verso i grandi maestri fu aiutata dalle idee socialiste. Lo scrittore però non era convinto delle proposte politiche offerte all’epoca e preferì prospettive utopiche.

Nel 1910 conosce Freud e la psicanalisi verso il quale si spingeva per la sua voglia di conoscere la psiche dell’uomo. Voglia già comparsa con i primi due romanzi quando ancora non si conoscevano le teorie analitiche. Tuttavia non considerava la psicanalisi come strumento di terapia, ma come strumento utile per la conoscenza e la narrazione.

La Coscienza di Zeno

Il romanzo, pubblicato nel 1923, esce venticinque anni dopo il secondo romanzo. Anni durante i quali si evolve interiormente lo scrittore, ma anche difficili per i cambiamenti politici e geografici dell’Europa postbellica. In questo romanzo lo scrittore abbandona il modulo ottocentesco per acquisire il nuovo modulo che prevede una narrazione per gran parte autobiografica, una sorta di diario redatto dal protagonista.

La ricostruzione del passato del protagonista si può raggruppare intorno ad alcuni temi principali.

Il protagonista offre l’esempio più lampante dell’inetto, figura di eroe negativo, è un individuo malato, privo di volontà, che non sa affrontare la realtà e così soccombe di fronte agli ostacoli della vita. Un eterno sconfitto che sogna di potersi integrare nella società a cui appartiene, la società borghese.

LA VICENDA

Il protagonista è Zeno Cosini, inetto, a cui lo psicanalista consiglia di scrivere un diario in cui deve ripercorrere la sua vita ricordando maggiormente gli episodi che lo hanno reso quello che è oggi. Zeno si dedica completamente alla stesura della sua critica nei confronti dei suoi problemi. Con questo “compito” Zeno non riesce a guarire, ma comprende che il suo non affrontare la vita da protagonista è frutto di una malattia morale e non fisica. Questa scoperta lo aiuta a vivere la vita che gli rimane con ironia.

Inevitabilmente in ogni suo episodio è il caso a decidere per lui e non la sua volontà per cui si può desumere che l’inetto subisce sempre e senza ribellarsi gli eventi della vita.

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Classe terza A- scuola secondaria di primo grado di Sedegliano