La nostra Terra: arte, storia, letteratura

Pier Paolo Pasolini

di Silvia Molaro

Pier Paolo pasoliniPier Paolo Pasolini nasce il 5 maggio 1922 a Bologna, dove si laurea in lettere. La severa durezza del padre e la contrastante mitezza della madre sono causa di un conflitto edipico che porta all’omosessualità del poeta.

Pasolini esordisce come poeta nel 1942, la sua prima opera è in dialetto friulano, si tratta delle "Poesie a Casarsa".

I primi successi arrivano con i romanzi "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta", che l’autore ha scritto dopo essersi trasferito a Roma. Tra il 1955 e il 1959 si impegna nella vita politica bolognese. Nel 1960 Pasolini impara ad esprimersi attraverso il cinema, questo lo porta al massimo della fama internazionale.

Pasolini viene trovato assassinato a Fiumicino (Roma), all’alba del 2 novembre 1975.

Nei suoi trent’anni di carriera l’autore ha avuto un impegno artistico ed intellettuale molto vario, a causa di questo è assai difficile valutare la sua poesia. Le scelte politiche si collegano sempre all’insieme dell’attività pasoliniana. Il successo dell’autore non è dovuto alle opere poetiche, ma a quelle narrative ed all’attività di regista cinematografico. Alcuni suoi film sono: "Uccellacci uccellini", "Il fiore delle Mille e una notte", "Decameron", il suo primo film è "Accattone".

Pasolini riesce ad intervenire in modo efficace su questioni culturali e socio-politiche, adottando una visione critico-radicale nei confronti del "sistema" borghese e della "rivoluzione antropologica" operata dal capitalismo, ovvero la trasformazione del popolo e della sua cultura in affini alla società dei costumi.

Il suo estremismo lo rende il precursore e un collaboratore nella creazione di una forma di dissenso che, solo dopo la sua morte avrà successo.

Questo dissenso d’opinione è costituito più dai gesti spettacolari, compiuti da alcuni personaggi, che dai movimenti sociali o politici.

All’ inizio degli anni Sessanta l’intellettuale ufficiale dell’opposizione culturale, portatore di uno scandalo politico e personale, è proprio Pasolini.

Il destino dell’autore, rendere pubbliche le sue contraddizioni private in modo da creare scandalo e neutralizzare la spettacolarità, è confermato anche dalla sua tragica morte.

La vita di Pasolini si differenzia in due fasi, di un quindicennio ciascuna.

Nella prima fase l’attività letteraria ha la priorità assoluta, in questo periodo scrive diverse poesie, romanzi e critiche. All’interno delle opere si nota un cambiamento che le porta dall’iniziale Simbolismo decadente, le opere caratterizzate da queste particolarità sono "La meglio gioventù" e "L’usignolo della Chiesa Cattolica", ad un impegno civile e ideologico, questo avviene nella seconda metà degli anni Cinquanta con le opere "Le ceneri di Gramsci" e "La religione del mio tempo".

Il contrasto purezza/peccato, presente nelle opere più giovanili, ha origine dal complesso edipico del poeta, infatti durante l’infanzia aveva avuto luogo l’identificazione innocente con la madre, l’amore per questa figura diventa durante l’adolescenza causa di desideri trasgressivi e proibiti, che accompagneranno il poeta lungo tutto il cammino della vita.

In veste di critico letterario Pasolini ha preso le distanze dalla tradizione lirica e simbolistica del Novecento, promuove invece un filone sperimentale aperto al plurilinguismo e caratterizzato dalla tendenza narrativa; l’autore raccoglie i suoi interventi critici in "Passione e ideologia". Così nascono i poemetti narrativi in terzine.

Anche se influenzato dal pensiero di Gramsci, il punto di vista ideologico permette a Pasolini l’affronto di grandi problemi della società contemporanea, affiancati alla presenza costante di tematiche private. Proprio dall’incontro di questi due fattori della vita dell’autore si devono i risultati migliori, uno di questi è "Il pianto della scavatrice".

L’auto analisi e l’esibizione delle proprie contraddizioni sono paragonabili, per sincerità e spietatezza, all’analisi di quelle della società capitalista.

Nella poetica pasoliniana il verso base, vale a dire l’endecasillabo, non viene più venerato, anzi, è presente grande libertà sperimentale, la stessa che si trova nei legami della rima. Altre volte la passione della soggettività, al posto dell’analisi, diviene direttamente teatro dei conflitti e come loro potenziale superamento, come affermazione di vitalità, unico valore positivo. Altrimenti l’autocommiserazione vittimistica sostituisce la crudeltà dell’autoanalisi e la trasgressione dei valori borghesi viene proposta come alternativa unica alle leggi del sistema, anche dal punto di vista politico.

In questo periodo vengono scritti i romanzi "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta".

Nella seconda fase della vita di Pasolini le sue coordinate ideologiche non mettono in discussione solo una forma o una concezione della letteratura, ma quest’ultima in se stessa, perché non risponde, esprime o va incontro, ai bisogni della società di massa.

Il cinema è un modo per criticarla e rifiutarla. La letteratura non potrebbe invece separarsi dalla sua condizione tradizionale, criticarsi.

Così, dopo la raccolta di vari testi poetici in "Poesie in forma di rosa", si avvia ad una proposta di poesia che coincide con il silenzio, in quanto ha abbandonato la propria funzione e i propri modi tradizionali. Una poesia di questo genere è "Trasumanar e organizzar".

Il ritardo della dimensione pubblica nell’adeguamento a quella privata è a questo punto l’unico spiraglio non sbarrato dalle regole della società di massa.

Questo divario può essere tenuto vivo dalla poesia.

Negli anni del "riflusso" e del disimpegno politico, cioè dalla fine degli anni Settanta in poi, Pasolini viene considerato un maestro; anche se la tematica della corporalità e il rilancio della dimensione privata non avevano in lui il valore di un’alternativa alla politica, ma una forma estrema e radicale di politicità e opposizione.

Il suo messaggio non si dirige certo verso il ritorno all’ordine e all’esaltazione dei valori politici, caratterizzanti il quindicennio successivo alla sua morte.

Questo messaggio era un disperato tentativo di scandalo nel meccanismo di creazione del consenso e una rinuncia al potere consolatorio e pacificatore della poesia.

La sua ultima opera cinematografica è restata incompiuta, si intitola "Salò o le centoventi giornate di Sodoma".

Riassumendo:

Pier Paolo Pasolini appartiene alla corrente neorealista, pur dando ad essa un’impronta del tutto personale.

Un ruolo di primo piano ha la lingua, l’autore fa infatti uso di un gergo molto dialettale, con il quale esprime un mondo suburbano, crudo e violento.

Tuttavia nello squallore dell’universo vi sono personaggi positivi, contraddistinti da semplicità e buoni sentimenti.

Tra il 1973 e il 1974 Pasolini scrive "BICICLETTONE" di cui qui è riportata una parte:

"Sul galleggiante non c’era ancora quasi nessuno. Qualche commesso che se ne sarebbe andato verso le tre. Poi da Ponte Garibaldi e Ponte Sisto cominciarono a scendere i veri clienti. In mezz’ora lo spiazzo di sabbia tra il muraglione galleggiante fu verminaio. Nando era seduto sull’altalena; mi voltava le spalle. Era un ragazzino sui dieci anni, magro, storcinatello, con un ciuffo biondo largo sulla faccina spenta, dove una grande bocca sorrideva senza sosta.

Egli mi guardava obliquatamente, con l’aria di chiedermi una spinta.

Mi avvicinai e gli dissi: -Vuoi che ti spinga? Lui accennò di sì, allegro, allargando ancora di più la bocca.

- Bada che ti lancio in alto! - lo avvertii sorridendo.

- Non fa niente- rispose. Lo feci volare, e lui gridava a degli altri ragazzini: -A maschi, guardate come vado alto! Dopo cinque minuti era di nuovo sull’altalena ferma, e questa volta non si limitò a guardarmi. - A moro - mi disse - me dai ‘na spintarella?

Quando scese mi stette vicino. Gli chiesi il suo nome.

- Nando - mi fece svelto guardandomi. - E il soprannome? - Lui mi guardò un pochetto, incerto, ridendo e facendosi rosso: poi decise: - Biciclettone - disse.

Aveva le spalle scottate, come se fosse la febbre ad arrossarle, invece del sole. Mi comunicò che gli pizzicavano. Ormai il galleggiante di Orazio era un carosello: chi alzava i pesi, chi si issava sugli anelli, chi si svestiva, chi oziava- e tutti urlavano ironici, strafottenti e tranquilli.

Una prima squadra mosse verso il trampolino, e cominciarono a caposotto, i pennelli e i caprioli. Andai a fare il bagno anch’io, sotto i piloni di Ponte Sisto. Dopo mezz’ora, tornato sulla sabbia, vidi Nando aggrappato alla spalletta del galleggiante che mi chiamava."

 

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