Mercoledì 22 maggio siamo andati a Pozzuolo, per visitare il Museo della Memoria contadina.
Si chiama così, perché è nato dai ricordi dei contadini che hanno raccontato come si viveva una volta nelle campagne del Friuli.
In esposizione c’erano tanti aratri. Il più vecchio era fatto quasi tutto di legno, quelli più recenti invece erano quasi completamente o proprio del tutto di ferro, e avevano le ruote.
Alcuni servivano per arare (arâ) , altri per rincalzare la terra sulle piantine di mais (solçâ).
Abbiamo visto anche una seminatrice e delle sgranatrici
Per trasportare merci, attrezzi e persone, si usava il carro.
Oltre agli attrezzi agricoli, c’erano anche quelli usati dal fabbro e dal falegname.
Nello spazio dedicato alla cucina, la cjase, c’erano pentoloni e stoviglie, che in friulano chiamiamo massaríe.
Nella cucina di una volta c’era il focolare, poi sostituito da una stufa in muratura chiamata spolert.
Abbiamo anche visto i mobili e gli oggetti della camera da letto, e tante altre cose appartenute ai contadini di un tempo.
Dalla visita al Museo della Memoria contadina, ha anche avuto inizio una bella esperienza, quella dell’allevamento dei bachi da seta.
Dopo aver osservato i graticci su cui un tempo i bachi venivano allevati, e aver ricostruito la loro storia con l’aiuto di Barbara, l’esperta del Museo, siamo tornati a scuola. Non avremmo mai immaginato che l’indomani la signora Elena sarebbe arrivata con dei bachi vivi e vegeti! Ma questa storia ve la racconteremo al rientro dalle vacanze.