La nostra Terra: arte, storia, letteratura

Sedegliano

di Damiano Moratti e Gabriele Lizzit

Conoscendo la preistoria e l’epoca romana di Sedegliano, si ha l’opportunità di individuare la presenza di insediamenti preromani (castelliere e tombe) e di tracce della colonizzazione romana del territorio aquileiese (strada, urne cinerarie, centuriazione...). Nelle vicende sedeglianesi il periodo medievale è quello storicamente piú rilevante.

È l’epoca del potere temporale dei patriarchi di Aquileia, durante la quale la città appariva strategicamente contesa per la sua ubicazione che favoriva le comunicazioni tra Veneto e Friuli. Il territorio in questione è infatti disseminato di tipiche fortificazioni di pianura, le cosiddette cortine, luoghi di difesa, con grandi fossati circolari e concentrici, che smorzavano l’efficacia bellica dell’invasore. A Sedegliano e a Gradisca sono ancora visibili.

Dopo le disastrose invasioni degli Ungari (X secolo) si stabilizza in Friuli la struttura sociale medievale con il principe – patriarca, che concede l’investitura dei suoi feudi a dignitari a lui graditi.

Verso la seconda metà del Duecento Sedegliano interessava direttamente le vicende dello Stato temporale dei patriarchi di Aquileia, in cui si vede il Friuli oscillare in un pendolarismo, ora la tendenza ghibellina, ora quella guelfa.

I patriarchi, per premunirsi delle frequenti infiltrazioni che da ovest venivano effettuate da feudatari friulani, si impegnarono a fortificare la cortina di Sedegliano.

La fortezza, con le mura di cinta a corona del fossato piú interno della cortina e con la torre d’ingresso, è tuttora illustrata emblematicamente in un affresco dell’abside della chiesa dei Santi Pietro e Paolo della cortina, ed è pure ricordata in una relazione del patriarca Agostino Bruno nel 1603. Il momento culminante, ma anche più tragico, per le popolazioni della zona si ebbe il 12 marzo 1309, quando Rizzardo da Camino, conte di Gorizia, e i castellani di Spilimbergo, Prampero, Cuccagna e alcuni altri, depredarono i confini del paese, incendiarono i villaggi più nobili, uccisero contadini e presero la cortina di Sedegliano riducendola in cenere. La caduta della fortezza convinse il patriarca Ottobono a ritirarsi a Udine. Verso la metà del 1300 il paese è sede del parlamento friulano. Poco tempo dopo Sedegliano è di nuovo coinvolto in assedi, che hanno sempre alla base l’instabilitá del potere patriarcale.

Il persistere delle lotte intestine e l’incapacità di provvedere alla difesa di tante località esposte a queste continue incursioni, spinsero il Comune di Udine (febbraio 1387) a ordinare la demolizione di numerose cortine lungo il corso medio del Tagliamento, specie della destra. Questa decisione interessò anche Sedegliano sulla sinistra del fiume.

In seguito, a una delibera del Consiglio di Udine tra il 1477 e il 1499 i Turchi fecero feroci incursioni nei paesi del medio Friuli, compreso Sedegliano.

Amministrativamente il governo veneziano mantenne inalterata la struttura feudale della gastalderia di Sedegliano, che aveva sede nell’attuale municipio. Il paese si trovò spesso in conflitto con Gradisca per i prati lungo il Tagliamento, specie nel 1677.

I signori Manin, già nel Cinquecento, erano in possesso della gastalderia di Sedegliano. Più interessanti sono le vicende religiose che dal punto di vista giuridico – ecclesiastico facevano di Sedegliano la chiesa madre, con le filiali di Coderno e Grions.

Dopo la Rivoluzione francese, con Napoleone Bonaparte, che firmò nella Villa Manin il Trattato di Campoformio, la gastalderia medievale venne ristrutturata e a Sedegliano si istituì la sede municipale (1807), che amministrerà i paesi che ora costituiscono le otto frazioni del comune.

La Restaurazione austriaca (1816 – 1866) sembrò più tollerabile dell’epoca napoleonica. Alla conclusione ingloriosa della terza guerra di indipendenza (1866), anche a Sedegliano si tenne il plebiscito e fu il parroco del tempo a invitare calorosamente gli abitanti a optare per l’Italia.

L’annessione del Friuli - Veneto all’Italia portò a un lento progresso dell’economia regionale con la realizzazione di importantissime infrastrutture (1879). È un periodo anche di evidente precarietà economica che reagiva alla migrazione transoceanica.

La Prima Guerra Mondiale sconvolse di nuovo il paese che fu direttamente coinvolto nel conflitto soprattutto dopo la disfatta di Caporetto, quando le truppe austro – tedesche entrarono a Sedegliano il 7 novembre 1917 per ritirarsi il 3 novembre 1918.

Residenza feudale

A Sedegliano i feudatari e i loro gastaldi abitavano nel palazzo a forma di castello con due torri, fabbricato dai patriarchi fuori dalla cortina, dopo l’incendio del 1309. È l'attuale Birarda, cioè l'attuale municipio. Da pochi anni è stato sottoposto a una radicale e moderna ristrutturazione interna che ha lasciato, però, intatta la linea e la facciata esterna.

Il "Vatican" di Sedegliano

A Sedegliano i feudatari e i loro gastaldi abitavano nel palazzo a forma di castello con due torri, fabbricato dai patriarchi fuori dalla cortina, dopo l’incendio del 1309. È l'attuale Birarda, cioè l'attuale municipio. Da pochi anni è stato sottoposto a una radicale e moderna ristrutturazione interna che ha lasciato, però, intatta la linea e la facciata esterna.

Arte

Il 25 novembre 1893 crollava il bel campanile ottogonale in pietra, disegnato e costruito da Giovanni Tessitori. Su progetto dell’architetto gemonese D’Aronco il campanile fu costruito dal 1896 al 1901. Il complesso dell’opera venne valutato allora, a giudizio dei competenti, sulle 85.000 lire!!!!

 

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Classe terza A- scuola secondaria di primo grado di Sedegliano