Lungo i percorsi delle rogazioni

ISTITUTO COMPRENSIVO DI SEDEGLIANO

SCUOLA ELEMENTARE DI CISTERNA

Lungo i percorsi delle rogazioni
I ragazzi che hanno costruito il percorso

Classe quarta

Assutta Matteo, Barozzini David, Del Mestre Pierfrancesco, Dell'Asino Giada, Ecoretti Kristel, Mattiussi Simone, Pascolo Marco, Piccoli Beatrice, Piccoli Maurizio, Pressacco Eros, Righini Matteo, Varutti Elena

Classe quinta

Agostini Chiara, Battaino Giulia, Burello Marco, Dell'Asino Silvia, Milo Jessica, Murero Adriano, Piccoli Lucia, Piovesan Mattia, Quinto Gleivyn Joy, Sabbadini Ilaria, Zin Francesca, Adel Ma. Elaine

 

Anno scolastico 2002 / 2003

 

I percorsi di rogazione nel Comune di Coseano

Noi alunni delle classi quarta e quinta della Scuola Elementare di Cisterna, insieme alle nostre insegnanti, abbiamo sperimentato un'attività didattica in gruppo finalizzata a promuovere l'interesse e la conoscenza del nostro territorio e delle nostre radici culturali.

Il comune di Coseano occupa una parte della pianura alluvionale, è attraversato dal torrente Corno e dal canale Ledra, è circondato dalle colline moreniche.

Grazie ai contatti con l'Associazione Italia Nostra, abbiamo potuto scegliere il tema d'indagine sui percorsi di rogazione, un argomento che ci incuriosiva particolarmente e che ci permetteva di approfondire la conoscenza della storia, delle tradizioni e degli aspetti geografici del nostro paese.

Le montagne viste da Cisterna

Le montagne viste da Cisterna

Come abbiamo lavorato

Il nostro lavoro è stato organizzato attorno ai seguenti nuclei tematici:

  • Raccolta di testimonianze di pratiche religiose del passato relative ai luoghi e ai percorsi, ma anche ai riti, alle preghiere, alle immagini sacre ...

  • Notizie storiche sulle rogazioni praticate in un passato più lontano;

  • Scoperta del legame tra gli uomini, il territorio e le pratiche religiose;

  • Scoperta dei cambiamenti avvenuti nel corso del tempo sul nostro territorio in seguito al riordino fondiario;

  • Recupero dei toponimi oggi non più in uso o conosciuti da una parte locale della popolazione.

Strumenti e metodologie

Noi ragazzi abbiamo realizzato sul territorio, tra gli abitanti anziani, la nostra attività di ricerca delle informazioni necessarie al recupero delle antiche abitudini.

Insieme abbiamo predisposto le interviste, realizzate poi nelle diverse frazioni del Comune di Coseano.

A scuola, durante i momenti di lavoro per classi aperte, le informazioni ottenute sono state selezionate, analizzate, confrontate e raccolte in brevi testi. Parte del lavoro è stato svolto utilizzando come veicolo comunicativo la lingua friulana.

Introduzione

Fin dal più lontano passato la religione ha sempre avuto un ruolo molto importante nella vita degli uomini. Già gli uomini antichi si ponevano molte domande sul senso della vita, sui grandi eventi naturali, sulle esperienze del vivere e del morire e, un po' ovunque, hanno lasciato le tracce del loro modo di rispondere a queste domande.

Le risposte sono scritte nei miti, nelle parabole, nei racconti, nelle necropoli, negli edifici sacri, nei riti e nelle preghiere.

Ogni luogo ha in sé le testimonianze della religiosità dei suoi abitanti. Queste tracce si possono leggere anche nel paesaggio e fra esse possiamo considerare i percorsi di rogazione che avevano lo scopo di sottolineare l'appartenenza di un territorio alla comunità.

Questi riti esistevano già prima del Cristianesimo: al tempo dei Romani, in primavera, si andava per i campi ad onorare Flora e Cerere, dee della fecondità e delle messi. Storicamente le rogazioni risalgono al V secolo dopo Cristo e furono un modo per santificare antiche usanze pre-cristiane molto radicate nel costume della gente.

In passato, ma anche ai giorni nostri, le sagre e le feste avevano origine dai ritmi dei lavori agricoli il cui calendario era scandito dai Santi e dalla devozione alle Madonne. Queste feste si componevano di un momento sacro e di uno profano, fatto di giochi e di piatti tipici. Questo è vero anche per le rogazioni che, pur essendo dei riti religiosi, spesso si trasformavano, soprattutto per i ragazzi, in vere e proprie scampagnate, specialmente quando venivano ad incontrarsi con le processioni provenienti da altre parrocchie.

Rogazione

La rogazion

Sul ôr d'une rojute cristaline
si slungje vie cjantant la Rogazion;
si scuint dâur ne cise, si vizzine
atôr di chel cjamput di formenton.

Une crôs e dôs mazzis, cul ferâl
distudât, e van vie parsore un troi,
po' a voltin-fur pal miez di un cjavezzâl
i predis blancs e neris: doi e doi.

In man di un moculut ch'al rît e al cjante
cu la sô vôs d'arint di strade in strade,
il cjanderùz clucât da l'aghe sante
al passe sclipignant su la rosade.

Al trime un sgrisulut di buerisine
jenfri lis gimis tènaris dai pôi
e lis rositis, te jarbute fine,
a stan in scolte spalancant i vôi.

La litanìe si spant ràmpide e clare
sui cjamps stelâz di blanc, di zâl, di ros:
"Ut fructus terrae dare et conservare
digneris, Te rogamus, audi, nos ! "

Giuseppe Marchetti

La rogazion

Che cosa sono le rogazioni

Le rogazioni erano dei riti propiziatori

Le rogazioni, "rogazions" in lingua friulana, erano dei riti propiziatori che i fedeli facevano per chiedere a Dio un abbondante raccolto, la protezione dei campi e per tenere lontana la grandine ed altri flagelli che colpivano i prodotti agricoli. Le rogazioni procedevano sull'intero territorio della comunità, toccando i punti chiave e seguivano sempre lo stesso percorso. Questo era anche un modo per definire il territorio del proprio paese.

Ogni frazione del Comune seguiva il suo tragitto ed aveva i suoi riti e le sue preghiere.

A Maseris

mappa che rappresenta i percorsi di rogazione a Maseris

Le rogazioni si tenevano al mattino presto nei tre giorni precedenti la festa dell'Ascensione, quindi nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì, in quanto l'Ascensione si celebrava esclusivamente di giovedì. C'erano tre rogazioni minori e una rogazione maggiore che si svolgeva nel giorno di San Marco, il 25 aprile.

Il percorso da seguire era ogni giorno diverso, ma sempre tra le stradine di campagna. Tra questi percorsi ne indichiamo uno: i fedeli partivano dalla chiesa dopo aver partecipato alla Santa Messa che si celebrava al mattino presto, poi proseguivano lungo la strada che conduce a Cisterna; ad un certo punto si svoltava a destra lungo una strada di campagna chiamata "Comedò".

Si procedeva per circa 500 metri per poi uscire sulla strada Maseris-Vidulis per continuare, camminando, fino alla chiesa. Ad ogni crocicchio ci si fermava e il "plevan" sollevava l'aspersorio facendo il segno della croce e pronunciando queste parole: "A fulgure, tempestate, a flagello, terremoto, a peste, fame e bello". La gente rispondeva "Liberanus, Domine". Durante la processione si recitavano il santo rosario e le litanie dei Santi. In testa alla processione si teneva un crocefisso.

A Barazzetto

mappa che rappresenta i percorsi a Barazzetto

Tutta la gente del paese partecipava alle rogazione, anche i bambini.

Le persone più giovani che abbiamo intervistato ci hanno detto che le rogazioni erano quattro, due maggiori che si svolgevano verso il 25 aprile e due minori, che si tenevano verso il 6 maggio nei giorni precedenti l'Ascensione, cioè la festa che ricorda la salita di Gesù al cielo, quaranta giorni dopo la sua Resurrezione.

Le persone più anziane, invece, riferiscono che le rogazioni erano quattro, una in primavera, nel giorno di San Marco e, quelle più solenni, agli inizi dell'estate, nei tre giorni che precedevano l'Ascensione. Duravano tre giorni, erano molto frequentate e si svolgevano di mattina in modo che chi partecipava poteva poi occuparsi dei lavori della giornata.

Le prime due rogazioni si facevano lungo le strade dei campi con il sacerdote che cantava le litanie dei santi. Delle due rogazioni minori, una si faceva attorno alla chiesa e l'altra lungo le strade del paese dove si pregava per le famiglie.

Le processioni procedevano molto lentamente con frequenti fermate ed ad ogni incrocio il prete si fermava e benediva i campi.

In tre giorni le processioni, partendo ogni volta dalla chiesa, toccavano le campagne fino agli estremi confini del paese incontrandosi con le parrocchie vicine.

Alla fine delle preghiere ci si sedeva vicino ad un campo per fare colazione, intanto i bambini facevano le corse sui prati vicini facendo provviste di steli di "Pan e Vin" da succhiare durante il percorso.

Lungo le strade si leggeva il Vangelo e si cantava "l'Oremus". In processione si portavano le tre croci, dalla più piccola alla più grande, gli stendardi e i lumi.

Dai tre giorni delle rogazioni si traevano i pronostici per i raccolti: il primo giorno per ortaggi e vendemmia, il secondo per le messi ed il terzo per il fieno.

A Cisterna

mappa che rappresenta i percorsi a Cisterna

Anche nella frazione di Cisterna le rogazioni erano quattro. Ognuna durava da un'ora a un'ora e mezza secondo il percorso che si seguiva. Apriva la processione un bambino seguito da tutti gli altri bambini, poi gli uomini, il parroco che era accompagnato da due chierichetti e dietro le donne.

Si camminava recitando le litanie dei Santi e, quando si arrivava ai crocicchi delle strade ci si fermava a leggere i passi del Vangelo. Quindi il parroco impartiva la benedizione, mentre il sacrestano metteva la cera benedetta in una zolla di terra o su un albero.

A Coseano

mappa che rappresenta i percorsi a Coseano

Sul periodo in cui si svolgevano le rogazioni abbiamo trovato informazioni diverse: alcune persone ricordavano quelle del mese di maggio, quaranta giorni dopo la festa di Pasqua, altre ci hanno detto che si tenevano nella settimana di San Marco.

Tutti però sostengono che le rogazioni erano quattro, ognuna delle quali seguiva un percorso diverso: il primo giorno la processione procedeva verso Rodeano, il secondo giorno verso Coseanetto, e l'ultimo verso Sant' Andrea.

Durante il tragitto si facevano parecchie soste, quasi sempre agli incroci delle strade. Si recitavano il Padre Nostro e le litanie dei Santi. Il sacerdote guidava le preghiere e i parrocchiani rispondevano alle litanie.

Durante le processioni si portava il crocefisso, l'acqua benedetta e i libri di preghiera. Ad ogni stazione si leggeva un brano del Vangelo, si benedivano i campi e si faceva un augurio di buona primavera.

Nel "Diario storico della Parrocchia di Coseano" (1948- 1984) si legge:

"Rogazione = processione per le campagne; una, la Maggiore nel giorno di S. Marco ci si recava nella chiesa di Sant' Andrea in processione a celebrare la Messa. Altre tre (le Minori) lunedì, martedì, mercoledì, prima dell'Ascensione: queste si facevano fino al Sinodo del 1926 lungo i confini mappali di Coseano e Coseanetto ed erano assai lunghe. Dopo tale data vennero accorciate. E adesso sono state abolite per la assenza di partecipazione da parte del popolo".

E ancora:

"Nel giorno dell'Ascensione il parroco scrivente trovò che era abitudine fare una rogazione supplementare lungo le vie del paese passando attorno alla chiesa di San Rocco. Ci si fermava a leggere tratti del Vangelo e a fare le caratteristiche croci e benedizioni rituali ben quattordici volte. Anche questa si dovette abbandonare con tristezza".

A Nogaredo

mappa che rappresenta i percorsi a Nogaredo

Le rogazioni si svolgevano tra aprile e maggio, tre o quattro giorni prima dell'Ascensione.

Si seguiva il seguente percorso: partendo dalla chiesa di Nogaredo di Corno, si procedeva verso Flaibano. Al ritorno si passava davanti alla ex scuola e per il "Pasc", un grande prato dove al giorno d'oggi si celebrano le feste paesane. Le soste si facevano ad ogni bivio, dove il prete benediva la campagna circostante e le cose presenti. Il sacerdote poi conficcava nella terra una croce di ferro e ai suoi lati venivano accesi due ceri. I fedeli portavano le cinque pigne che si usavano per bucare la croce il giorno di Pasqua. Ad ogni sosta si lasciava tra due sassi una foglia bucata con una di queste pigne per ricordare l'avvenuto passaggio.

Mappe e fonti visive

Abbiamo ricostruito alcuni percorsi sulle mappe forniteci dal Comune di Coseano. Abbiamo anche scattato alcune foto alle vecchie croci che venivano portate in processione a Nogaredo di Corno. Inoltre ci è stato fornito da una signora un vecchio libro di preghiere che veniva usato durante le rogazioni.

Croci astili della chiesa di Nogaredo di Corno Croce astile della chiesa di Nogaredo di Corno

Croci astili della chiesa di Nogaredo di Corno

Antichi documenti sulle rogazioni

Coseano

Il professor Pezzetta ci ha portato le fotocopie di alcuni documenti ritrovati negli Archivi parrocchiali di Coseano, documenti risalenti al 1678 e al 1760.

In questi documenti si legge che durante le processioni della prima e della terza rogazione e l'altra del giorno di Sant'Urbano alla Beata Vergine di Comerzo accadevano fatti spiacevoli perché i parrocchiani di Rive d'Arcano, di Rodeano e di Coseano venivano alle mani per la precedenza delle Croci. Per evitare questi inconvenienti il parroco di Coseano don Natale Pascoli scrive, nel 1760 e nel 1764 due lettere all'arcivescovo di Udine con le quali chiede che "con suo autorevole decreto venga comandato che tanto la suddetta Processione alla B. V. di Comercio, quanto le rogazioni si facciano da ognuno di essi Parrochi separatamente col rispettivo popolo, di cui allora sarà più facile ad essi avere la dovuta custodia".

documento 1 documento 2

Nogaredo

1570 maggio - Il comune e gli uomini di Barazzetto sono obbligati ogni anno a versare un pisinale (litri 12,13) di frumento e un secchio di vino da dispensare a coloro che andranno dietro le croci nella processione alla vigilia dell'Ascensione.

1776 - A quelli che partecipano alla processione alla vigilia dell'Ascensione si davano Lire 46.

1788 - Durante le processioni vi erano scandali per cose da nulla e alcuni vi andavano solo per litigare.

Notizie sul santuario mariano di Comerzo

La chiesa di S. Maria di Comerzo era il più importante e frequentato santuario del medio Friuli.

Vi convenivano le processioni votive di molti paesi, compreso quello di Coseano.

Al santuario di Comerzo è legata una leggenda di fondazione, si vuole, infatti, che esso sorga nel luogo di un' apparizione: ad una vecchietta intenta a raccogliere erba o legna sarebbe apparsa su un albero la Madonna e in quel luogo è stata costruita la prima cappella.

Le trasformazioni del paesaggio agrario

Con la nostra ricerca abbiamo scoperto che esiste un profondo legame tra gli uomini, il territorio e le usanze religiose.

Abbiamo anche capito che, nel corso del tempo, il territorio cambia. Infatti al tempo dei nonni e bisnonni i paesi e la campagna avevano un aspetto diverso da quello di oggi. Le interviste che abbiamo realizzato fra la gente del paese ci hanno fornito numerose informazioni.

Una volta (circa 50-60 anni fa) nei campi si coltivavano tante piante diverse: orzo, frumento, segale (i cui fusti servivano per impagliare), mais, erba medica, patate, tabacco, sorgo rosso (una pianta dalla tipica pannocchia rossa usata per fare le scope di saggina) e anche il girasole usato per fare l'olio.

A quel tempo i campi si lavoravano con l'aiuto degli animali: buoi o mucche, i più ricchi avevano i cavalli o gli asini. Non si usavano i mezzi meccanici perché non c'erano e molto lavoro veniva fatto a mano con l'uso di numerosi attrezzi agricoli: l'erpice (in friulano "grape"), l'aratro (in legno o in ferro), falci ("falcêt"), falcetti ("sesule" che serviva per tagliare i cereali). Soltanto i più ricchi si potevano permettere i trattori a petrolio che sono arrivati comunque intorno al 1950. A quel tempo i raccolti non erano abbondanti e venivano usati per nutrire le bestie ed alimentare la famiglia: erba medica, orzo e segale per l'allevamento degli animali, gli altri prodotti per l'alimentazione umana.

Un campo nei pressi della scuola di Cisterna

Ogni stagione aveva i suoi lavori specifici. In primavera si preparavano i campi per la semina dei cereali, del trifoglio e delle patate, si vendevano i bovini, si raccoglievano i bozzoli dei bachi da seta e i "cais" (le chiocciole).

In estate si faceva la raccolta dei cereali, si falciava il fieno, si portavano gli animali al pascolo, si lavoravano i foraggi, si raccoglievano l'orzo e il frumento.

In autunno si provvedeva alla vendemmia, alla raccolta del mais e delle patate. Si seminavano orzo e frumento, si ingrassava l'oca e si vendevano gli animali.

In inverno ci si dedicava al taglio della legna, alla pulizia e riparazione degli attrezzi e della stalla e infine si uccideva il maiale. Durante tutto l'anno si mungevano le mucche e si facevano il formaggio e il burro. Nei campi lavoravano tutte le persone delle famiglia, compresi i bambini che aiutavano a raccogliere le patate, a formare i covoni di fieno, prendevano l'acqua, portavano il cibo a chi era a lavorare nei campi.

In genere i campi erano di proprietà di un padrone del paese, che li dava in affitto ai contadini che li lavoravano. Alcuni contadini lavoravano la terra di loro proprietà.

Gelsi lungo il bordo di un campo

Un tempo la campagna era più naturale, meno intaccata dall'opera dell'uomo, ricca di vegetazione e di animali. I terreni erano divisi in piccoli appezzamenti separati fra loro da file di gelsi le cui foglie servivano a nutrire i bachi da seta che quasi ogni famiglia allevava. Quando è stato fatto il riordino fondiario nelle zone del Comune molti fossati, siepi e filari d'alberi sono stati eliminati per ampliare le zone coltivabili.

Il riordino fondiario dopo gli anni '80 ha portato sicuramente dei vantaggi: l'acqua per irrigare i campi anche nei periodi di siccità, maggiore produttività dei terreni, uso facilitato dei mezzi meccanici. Ci sono delle cose che mancano molto ai nonni in quanto è venuto meno il rapporto confidenziale e la collaborazione fra le persone, il contatto diretto con la natura e gli animali domestici, la tranquillità dei campi e i sapori delle cose semplici.

Quelli elencati di seguito sono i nomi dei campi e dei viottoli di campagna delle nostre zone:

Barazzetto: toponimi (1840)

Campo dal Broili
Pascolo
S. Giovanni (San Zuàn)
Quarnatti (Quarnàs)
Braida del Soglio (Braide dal Suei)
Pra' di Sotto
Comugna dei porci
Rivuzza
Sotto la Riva
Via Mozza
Chiaranducis
Via di Selva
Cavrâl
Langòria
Cortina

Nogaredo di Corno: nomi di campi (1840)

Crae (Craes)
Turrida
Via di Santa Margherita
Prantomada
Campo Spizzato
Campo del Sasso
Campo del Muto
Crue
Rivuzza
Roggia
Roatto
Pra' Marcuzzo
Buralda
Via di Flaibano
Stretta
Statua
Via di Udine
Viotta
Sotto Riva
Cortolêt
Pra' Lungo
Cisatta
Prato Basso
Campo del Ronco
Braidissima
Sant'Andrât
Pradôrs
Pasco
Pra' Maòn
Pravostàn
Ravoretto
Pesariis (1530)
Sopra Riva
Pra' di Sotto
Badia
Braida di Casa

Bibliografia

L'incerto confine, atti dei seminari "I percorsi del sacro" (2000)

Gjeografie furlane, Societàt Filologjiche furlane

C. Desinan, Agricoltura e vita rurale nel Friuli Venezia Giulia, Grafiche Editoriali Pordenonesi

Archivi parrocchiali

G. Frau, Dizionario toponomastico Friuli Venezia Giulia, Istituto per l'enciclopedia del Friuli

Ringraziamo

Le nostre insegnanti Del Piccolo Mara, Di Narda Flavia, D'Andrea Anna Maria che ci hanno guidato nelle ricerche e nella stesura dei testi;

Il professor Olivo Pezzetta che con affetto e pazienza ci ha fornito preziose informazioni;

I genitori, i nonni e gli abitanti dei nostri paesi che ci hanno regalato i loro ricordi

Il Comune di Coseano che ci ha fornito le mappe del territorio

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