Scuela Primaria di Madonna di Buja
Questo elaborato è stato presentato al concorso SOMSI Fevelìn di Buje: è un libro-cartellone che è stato realizzato da tutti gli alunni e gli insegnanti della scuola primaria di Madonna
È un lavoro "a misura di bambino" che non ha alcuna pretesa di essere una ricostruzione storica, ma ha avuto come obiettivo quello di far conoscere agli alunni l'esperienza scolastica dei loro nonni.
Gli alunni hanno compiuto interviste, racconti, hanno raccolto documenti scritti, fotografie, oggetti e materiali vari e li hanno elaborati insieme, secondo diverse modalità.
Fra gli aspetti della vita scolastica che sono stati considerati, abbiamo cercato di far emergere in modo specifico quelli relativi all'educazione alla cittadinanza e di creare un confronto tra passato e presente.
Un confronto che è servito ad arricchire il presente ma ha anche offerto stimoli per il futuro.
Un grazie di cuore alle famiglie che hanno collaborato, in modo specifico ai nonni di Buja.
Le maestre e gli alunni della scuola di Madonna
Nô, fruts de scuele di Madone, si sin fats contâ dai nestris nonos cemût che e je stade la lôr esperience scolastiche.
Nus àn dite tantis robis interessantis de scuele (sù par jù dai agns 50 ).
Nô si sin fermâts a resonâ dome su cualchi aspiet e o vin fat un confront tra la scuele di îr e chê di vuê.
O vin capît che o vin simpri ce imparâ cjalant indaûr, che la lôr esperience nus jude a viodi dutis lis robis bielis che o vin vuê e che la scuele e je impuartante parcè che nus fâs cressi come oms e come citadins.
Prime di lâ a scuele…
(La gulizion)
"Prime di lâ a scuele o fasevin une gulizion svelte cun polente rustide sul spolert, o pan vecjo, lat e cafè cul vuardi, se no o mangjavin la meste (une polente licuide).
Si vistivin di corse, o cjapavin la sacoce … e vie! A dutrine e dopo a scuele!"
Prima di andare a scuola
(La colazione)
Prima di andare a scuola anche noi facciamo colazione.
Ma oggi siamo più fortunati! Abbiamo a disposizione una notevole varietà di cibi e bevande: latte, caffè e cacao, succhi di frutta, spremute, torte e dolci vari, biscotti, pane , toast, merendine, yogurt, budini , cereali…
Ma non tutti questi alimenti ci aiutano a crescere bene!
Nella nostra scuola abbiamo un occhio di riguardo per l’alimentazione: sappiamo che la colazione è il pasto più importante della giornata, che deve darci l’energia di cui abbiamo bisogno, senza esagerare con grassi e zuccheri.
Poi anche noi dopo aver mangiato, prendiamo lo zaino e … Via a scuola!
Cemût che o lavin a scuele…
(Mieçs di traspuart )
“O lavin a pît. Intant che o cjaminavin si cjatavin cun chei altris fruts.
I plui grancj a viodevin dai plui piçui .
Lant vie pe strade o zuiavin di cjapâsi, a saltâ tes pocis, a tirâ claps, a saltâ i fossâi…”
Mezzi di trasporto
Ai giorni nostri per andare a scuola usiamo l’automobile, lo scuolabus, la bicicletta, raramente andiamo a piedi; perciò abbiamo pensato di avviare l’iniziativa del PEDIBUS.
Il pedibus è un “autobus umano”, formato da un gruppo di bambini, accompagnati da due adulti, che ha un capolinea, delle fermate, degli orari stabiliti e un suo percorso per condurre gli alunni a scuola.
Dovremmo scegliere un itinerario prestabilito che si snoderà lungo strade provviste di marciapiedi, di passaggi pedonali…
Per realizzarlo sarà necessaria la collaborazione di tutti: bambini, insegnanti, genitori, nonni, polizia municipale, amministrazione comunale.
Ci piacerebbe riuscire a realizzarlo nei prossimi mesi!
Il pedibus permette a noi bambini di: muoverci all’aria aperta, imparare l’educazione stradale, socializzare, ridurre la concentrazione di traffico e quindi migliorare l’ambiente a beneficio di tutti.
La scuele di Madone di une volte
La scuele di Madone e jere in place, li che cumò al è il “Centro San Valentino”
E jere su tre plans e e veve dôs aulis par plan.
Lis aulis a jerin grandis cui barcons biei grancj che a davin tante lȗs: intun cjanton la lavagne e suntun paviment di bree tancj bancs doplis di len ben metûts in rie.
Une stue di arzile "a trê plans" e scjaldave dute la stanzie; cuant che a finivin i lens comprâts dal Comun, ju portavin i fruts di cjase, se no cualchi volte a stavin tal frêt.
La scuola di Madonna oggi
Ricostruita dopo il terremoto del 1976, poco distante dalla piazza, la nostra scuola si presenta esternamente come un grande capannone. All’interno, però, è accogliente, luminosa, spaziosa e soprattutto calda durante l’inverno. È disposta su tre piani: piano terra con ingresso, mensa e palestra, piano rialzato con cinque aule e i servizi, primo piano con sei aule e i servizi. Alcune aule sono state adibite a laboratori: di informatica, di musica e audiovisivi, di attività pittoriche ……
Due grandi interspazi diventano laboratori quando è necessario, altrimenti sono luogo di gioco durante la ricreazione nei giorni piovosi.
Se non piove trascorriamo la ricreazione in giardino, dove possiamo scaricare la nostra vivacità giocando a palla , a nascondino o correndo ……..
La sacoce de nône
La sacoce de nône e jere fate di carton o di corean, semplice, cuntune mantie par puartâle.
Dentri a jerin pocjis robis:
La sacoce e veve di durâ par cinc agns, po dopo e passave a cualchi altri fradi o sûr.
Il nostro zainetto
È fatto di stoffa impermeabile molto colorata. È dotato di due o tre tasche esterne, è molto capiente ed anche molto pesante poiché a scuola servono tante cose. Le bretelle ci permettono di trasportarlo sulla schiena; alcuni sono dotati di rotelline, così possono essere trasportati senza fatica.
All’interno sono stipate tante cose:
Un peso che, per fortuna, non trasportiamo ogni giorno ...
In classe o imparavin …
“O imparavin a lei, a scrivi in biele caligrafie, a fâ i conts, a studiâ la storie, la gjeografie, lis siencis, a cjantâ, a dissegnâ, a recitâ poesiis…
Al jere dome un mestri par insegnâ dutis lis materiis.”
Cheste e je une pagjine di un cuader dal 1950 di un frut di prime
In classe impariamo
Le materie che studiamo noi alunni oggi sono più o meno le stesse di quelle dei nostri nonni: italiano, matematica, storia, geografia, scienze, friulano, musica, arte e immagine, corpo movimento e sport, tecnologia, religione cattolica, comportamento, anche se abbiamo la possibilità di approfondirle con varie modalità ,con gite, uscite didattiche, interventi di esperti, partecipazione a mostre e spettacoli.. . Inoltre studiamo informatica e lingua straniera.
Abbiamo varie insegnanti.
Questa è la pagina del quaderno di lingua italiana di un alunno di classe prima.
Inoltre ogni anno facciamo dei Progetti che coinvolgono alunni, insegnanti, famiglie e non solo…. e riguardano vari aspetti dell’educazione alla cittadinanza:
Ad esempio:
Il tema della legalità e delle regole
per sottolineare l’importanza di conoscere e condividere le principali regole della comunità sociale in vari ambienti e di adottare i comportamenti più adeguati.
Il tema della sicurezza come azione e prevenzione sia in situazioni di normalità, sia in caso di emergenze.
Il tema della mondialità per sensibilizzare alle problematiche sui diritti umani in modo particolare dei bambini e come tutela e rispetto dell’unicità e della differenza .
Il tema ambientale riguardante la conoscenza delle problematiche ambientali e dello sviluppo ecosostenibile e la promozione di atteggiamenti e comportamenti ecologici in modo particolare attraverso il concetto di riciclaggio e di raccolta differenziata.
Il tema del benessere per incentivare comportamenti che riguardano il benessere psico-fisico della persona, in modo particolare l’alimentazione corretta e gli stili di vita salutari.
La ricreazion, e la gjinastiche
A dîs di buinore o fasevin la ricreazion. Cualchidun al veve alc di mangjâ: un miluç, une fete di polente, cuatri nolis o cjastinis, o dôs patatis lessis.
I plui fortunâts a vevin un tic di pan e formadi, i mancul fortunâts a cjalavin e vonde.”
Si faseve gjinastiche te ricreazion: zuiant e corint tal curtîl.
I fruts a fasevin gjinastiche cuant che a lavin a judâ la famee tai cjamps!”
La ricreazione e la ginnastica
Quando suona la campanella della ricreazione tutti gli alunni della scuola si recano in mensa dove trovano la merenda che è varia e bilanciata con il menù del giorno (secondo quanto ha stabilito una dietologa…),
Poi, a seconda del tempo, andiamo a giocare nei corridoi, nell’atrio, in cortile o in giardino.
L’attività motoria la facciamo in un altro orario, in palestra con la nostra insegnante o con un insegnante specializzato o con esperti di alcune associazioni sportive del comune.
Lis regulis di compuartament
“Une volte e jere une vore di dissipline. I mestris a jerin sevêrs, a dopravin la bachete, la vuiscje, cui fruts plui vîfs. Se no si stave atents al jere il cjastì o dôs sberlis.
Ancje i gjenitôrs a disevin di petâ jù ai fruts se no ubidivin.
Le regole
Oggi c’è un rapporto molto diverso fra insegnanti ed alunni rispetto al passato. Ma il rispetto vale ancora… ed è indispensabile per vivere bene insieme.
Le regole ci aiutano a stare meglio!
O vin intervistât ancje une none bis che nus à contât di cuant che e jere frute e
e lave a scuele (in Colosoman).
Intervista alla signora Giuseppina Calligaro:
Nonna Pina racconta
Il diciassette gennaio abbiamo intervistato la Signora Giuseppina Calligaro, la mamma della maestra Orietta, che è stata tanto gentile a venire a raccontarci com’era la scuola ai suoi tempi.
La signora Giuseppina, chiamata anche nonna Pina, è nata nel 1928 e ha ottantaquattro anni.
Abbiamo calcolato che ha iniziato a frequentare la scuola nel 1934, dopo i cinque anni della scuola elementare ha frequentato due anni di avviamento professionale. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale aveva dodici anni.
L’arrivo a scuola
Rispondendo alle nostre domande la Signora Pina ci ha spiegato che i bambini si recavano a scuola a piedi, qualsiasi fossero le condizioni atmosferiche, percorrevano la strada insieme, parlando tra loro ma non c’era l’abitudine di farsi degli scherzi, lungo il tragitto. Le strade non erano trafficate come oggi, le automobili erano rare. La Signora Pina abitava a Ursinins Piccolo e andava a scuola a Santo Stefano. L’orario della scuola era: 8,30 –12,30 ma i bambini dalle 7.00 dovevano frequentare il catechismo nella chiesa di Santo Stefano.
Interviste a siore Pine calligaro:
None Pine e conte
Ai disesiet di zenâr o vin intervistât la Siore Pine Calligaro, la mari de mestre Orietta, che e je stade cussì zentîl di vignî a contânus cemût che e jere la scuele ai siei timps.
Siore Pine, clamade ancje none Pine, e je nassude tal 1928 e cumò e à otantecuatri agns.
Fasint doi conts o vin capît che e à tacât scuele tal 1934, e à fat cinc agns di elementârs e doi di aviament.
Cuant che e je vignude la Seconde Vuere Mondiâl e veve dodis agns.
Cemût che si rivave a scuele
Siore Pine nus à contât che i fruts a lavin a scuele a pît, cun ogni timp.
Intant che a cjaminavin a cjacaravin, e a no vevin chê di fâsi dispiets.
Pe strade no jerin cetantis machinis come al dì di vuê.
Colazione e merenda
Prima di partire i bambini facevano colazione con polenta e latte, “meste”, caffelatte d’orzo. Per merenda alcuni avevano una mela. La maestra di Giuseppina le chiedeva di andare al forno per prendere un pezzo di pane che poi dava a sua figlia.
Giuseppina andava volentieri però doveva correre velocissima perché il tempo era poco e alla fine non riceveva nemmeno un pezzettino di pane.
Gulizion e merinde
Di gulizion si mangjave polente e lat bulît, meste o cafelat di vuardi.
Pe ricreazion cualchidun al veve un miluç. La mestre e domandave a Pine di lâ tal for a cjoli un pagnut par sô fie, che e jere ancje jê a scuele li.
Pine e faseve une corse, parcè che il timp al jere pôc, e lave vulintîr, ancje se dopo la mestre no i dave nancje un tocut di pan.
Ricreazione
Durava dieci minuti, i maschi giocavano a rincorrersi, le femmine con la palla.
Si giocava a sassolini: se ne prendeva cinque, li si lanciava e riprendeva.
Ricreazion
E durave dîs minûts, i fruts a zuiavin a corisi daûr, lis frutis di bale (“Oh è, San Mosè, con una mano, con un piè…”). Si zuiave cui claputs, a si ‘nt cjoleve cinc, si ju butave e si ju cjapave.
L'aula
Era grande, stavano 26-27 bambini in banchi di legno a due posti. Le finestre erano grandi, era molto bella. C’era il riscaldamento centralizzato. C’era una grande lavagna con i supporti in legno. Per fare ginnastica avevano la palestra.
La aule
E jere grande, a stavin in 26-27 fruts tai bancs di len doplis. I barcons a jerin grancj , e jere un splendôr. Al jere il riscjaldament cui radiatôrs . Par fâ gjinastiche a vevin la palestre.
Materie di studio
In prima si facevano puntini e aste e si imparava a leggere e a scrivere, poi più avanti si faceva anche storia, geografia… Erano molto preparati, conoscevano tutte le capitali d'Europa. C'erano solo interrogazioni orali. In 4^ e 5^ facevano anche attività manuali e pratiche, ricamo, punto erba.
Ce che si imparave
In prime si fasevin puntins, astis e si imparave a lei e a scrivi,dopo si faseve ancje storie, gjeografie… A jerin preparâts, a savevin dutis lis capitâls de Europe.
A jerin interogâts simpri dome ae lavagne. In cuarte e cuinte si fasevin ancje lavoruts, ricam, crosetis.
Regole
Tacere, rimanere seduti al proprio posto, stare in silenzio e ascoltare, ubbidire la maestra. Quando entrava qualcuno ci si alzava tutti in pedi, si salutava. Si alzava la mano e si chiedeva il permesso per andare ai servizi. Nessuno si permetteva di protestare.
Regulis
Tasê, stâ sentâts tal banc, stâ cidins, scoltâ e ubidî la mestre. Cuant che al rivave cualchidun, jevâ in pîts e saludâ. Si alçave la man e si domandave il permès par lâ tal gabinet. Nissun al olsave bruntulâ ae mestre.
Compiti per casa
Dovevano studiare tanto e si dovevano arrangiare da soli; appena tornavano a casa mangiavano e poi subito si mettevano a studiare. Se qualcuno fosse andato a scuola senza aver eseguito i compiti, sarebbero stati guai: la maestra li avrebbe chiamati vicino alla cattedra, li avrebbe sgridati e percossi con la bacchetta. In più avrebbe assegnato il doppio dei compiti per il giorno seguente.
Compits par cjase
A vevin tant di studiâ e si rangjavin di bessoi. A rivavin a cjase, a gustavin e subite si metevin a studiâ. Se no fasevin i compits a jerin dolôrs, la mestre ju clamave dongje, ju bachetave e ur deve il dopli dai compits pal doman.
Punizioni
Mandava in castigo dietro la lavagna o fuori dalla porta, bacchettava. Un giorno la maestra, stando seduta, ha ordinato ad una bambina di tendere le braccia per darle una vergata sulle mani ,ma la bambina ha prontamente ritirato le mani e la bacchetta ha colpito le gambe della maestra. Che bacchettata ha preso!
Cjastìs
E mandave daûr de lavagne o fûr de puarte, e dave bachetadis… Une volte la mestre, stant sentade, e à comandât a une frute di meti fûr lis mans par dâi jù cu la bachete, ma la frute, svelte, e à gjavadis lis mans e la bachete e je rivade su lis cuessis de mestre. Ce vuiscjade che e à cjapade!
Corredo scolastico e materiale
L’abbigliamento era un po’ diverso da quello in uso attualmente: ai piedi portavano zoccoli (in inverno chiusi), gli “scarpets”, le bambine indossavano sempre la gonna con i calzettoni. A scuola si indossava il grembiule con il colletto bianco, i maschi avevano una casacca con un fiocchetto blu. Avevano sei pastelli di legno nella scatolina di cartone, pochi ne avevano dodici, una matita, pennini, la gomma, carta assorbente per l’inchiostro, una sacca di cartone rivestita di juta. Il bidello passava a riempire i calamai con l’inchiostro.
Vistîts par lâ a scuele e materiâl
Si vistivisi in mût diferent di vuê: tai pîts i fruts a vevin lis mulis e d'unvier lis çuculis (sieradis), se no, a lavin cui stafets. Lis frutis a vevin simpri la cotule cui cjalçons. A scuele si veve il grumâl cul goletut blanc, i fruts une casache cul flocut blu. A vevin sîs o, al plui, dodis colôrs inte scjatute di carton, un lapis, penins, la gome, cjarte asorbente pal ingjustri, une cartele di carton fodrade di sac. Il bidel al passave a jemplâ i calamârs cul ingjustri.
Curiosità
Si pagava l'iscrizione ma solo una cifra simbolica: una lira (una gomma da masticare costava 20 centesimi). Il bidello aveva anche il compito di distribuire l'olio di baccalà ai bambini ai quali era stato prescritto dal medico perché avevano bisogno di ricostituente. Il medico visitava tutti i bambini e stabiliva chi aveva diritto di andare in colonia d'estate: chi era meno in salute frequentava per un mese il campo (vicino alla scuola) e lì prendevano il sole, giocavano e mangiavano il pane con la marmellata.
Curiositâts
Si pajave la iscrizion, ma dome un franc (une tiremole a costave vincj centesims ). Il bidel al passave ancje a dâ il vueli di bacalà a chei fruts che ur al veve ordenât il miedi parcè che a vevin bisugne. Il miedi al visitave ducj i fruts e al diseve cui che al podeve lâ in colonie d'istât: chei che a jerin plui debilitâts a lavin par un mês d'istât lassù dal cjamp dongje de scuele e li a cjapavin il soreli, a zuiavin e a mangjavin il pan cu la marmelade.
E dopo finide la cuinte elementâr?
La finalitât de scuele in chê volte e jere chê di dâ i elements di base, cuindi chê di insegnâ ai fruts a lei, a scrivi, a contâ, parcè che finide la cuinte, la plui part di lôr e lave a vore.
Lis frutis a fasevin lis massariis tes fameis sioris, altris a lavin a imparâ a fâ la sartore, la coghe, la paruchiere; altris, se a jerin fortunadis, a lavin intes fabrichis, altris a stavin a vore a cjase lôr.
I fruts a imparavin a fâ il muradôr, il mecanic, l’eletricist, l’idraulic lant a vore cuntun paron che al saveve ben il mistîr.
Cualchidun al restave a fâ il contadin….
I plui furtunâts a fasevin i doi agns di aviament e dopo a lavin tes scuelis superiôrs par deventâ perît, resonîr, gjeometre….
La universitât le fasevin nome i fîs di int che e veve studiât e che e jere avonde siore.
E Oggi?
Oggi tutti i bambini italiani hanno il diritto-dovere allo studio, garantito dalla nostra Costituzione, fino a sedici anni, pertanto, dopo la quinta, tutti frequentano la scuola secondaria di secondo grado, il biennio della scuola secondaria di secondo grado, e poi… il triennio e infine… l’università.
L’accesso al mondo del lavoro avviene dopo i 18 anni.
La finalità della scuola, quindi, oggi è molto diversa: non è più solo dare l’istruzione, il sapere, quanto promuovere la formazione dell’alunno nella sua globalità, dandogli competenze che gli permettano di proseguire in modo autonomo nel suo percorso apprenditivo e di interagire in modo positivo con realtà e culture diverse, nel rispetto della propria ed altrui identità.
È un compito educativo in cui la scuola, la famiglia e la società, sono chiamate a collaborare armonicamente.
Così il bambino d’oggi diventerà, domani, un grande uomo e un grande cittadino del mondo .